Nel 1978, una delle prime locandine realizzate per promuovere i due primi corsi (di Giornalismo e di Relazioni pubbliche) attirò l’attenzione di un giovane giornalista, che all’epoca operava a Teleregione, una televisione locale che godeva di un rilevante ascolto nella capitale. Anche lui aveva in mente di organizzare un corso di giornalismo (bisogna ricordare che all’epoca l’Ordine dei Giornalisti non aveva ancora stabilito le norme, come fece in seguito, per i programmi d’insegnamento professionali) e così si decise di collaborare comunemente all’iniziativa spartendosi i compiti: l’emittente avrebbe sponsorizzato l’iniziativa e dato ampio spazio promozionale, Cogno avrebbe curato la direzione didattica.
Approfittando dello spazio (oggi inimmaginabile) che l’emittente televisiva gli concedeva, Enrico Cogno, grazie all’accordo raggiunto, poteva parlare dell’iniziativa più volte al giorno (e molto a lungo) nelle varie edizioni dei telegiornali: nel giro di pochi giorni le iscrizioni al corso di giornalismo furono il triplo di quelle attese, obbligando a raddoppiare le sezioni, che si svolsero quindi quotidianamente una al pomeriggio ed una alla sera.
Il piano di studio prevedeva sia gli insegnamenti relativi alla stampa (quotidiana e periodica), sia alla radiofonia (giornali radio e trasmissioni informative), sia alla televisione (telegiornali e speciali TV). Va precisato che Cogno, in quel periodo, era molto attivo nel giornalismo. Da eclettico com’è sempre stato, anche grazie all’ambiente familiare (i genitori erano pittori e musicisti) aveva da giovane maturato a Torino una significativa esperienza nel settore musicale: come compositore, chitarrista e vocalist, aveva costituito negli anni ’50 diverse band, inizialmente di jazz, in seguito anche aperte alla musica d’autore, che ebbero un buon successo e svolsero diverse tournée all’estero, in Francia, Germania e Finlandia. Trasferitosi a Roma pubblicò per Cappelli un libro sulla sociologia musicale (Jazz Inchiesta Italia) che ottenne una buona accoglienza e anche grazie a questo divenne ben presto titolare di rubrica per il jazz in diverse testate e in RAI, prevalentemente a Radio Due. Inoltre, si era occupato anche di sport e dopo esperienze nel settore del baseball (presso la Juventus a Torino e la Incom Lazio a Roma) iniziò a collaborare, sempre per la RAI, per le cronache sportive del baseball, affiancando, come esperto del settore, i cronisti titolari, di solito Nando Martellini o Giorgio Poltronieri, che non padroneggiavano completamente le tante regole di quel gioco, difficile da conoscere a fondo. Proprio grazie a queste sue tante amicizie, e per lo spirito di collaborazione dei suoi colleghi, fu possibile riunire per il corso di giornalismo un corpo docente di assoluta eccellenza. Aderirono infatti all’invito, per le lezioni di radiofonia, Nando Martellini e Adriano Mazzoletti; per i servizi televisivi Gianni Bisiach, Gino Nebiolo, Ruggero Orlando, il vaticanista Dante Alimenti, Vittorio Fiorito, Tito Cortese, Roberto Mario Costa; per le tecniche d’intervista Maurizio Costanzo; per la critica cinematografica Gianluigi Rondi; per le inchieste sociali Giò Marrazzo; per la stampa quotidiana Mario Ugazzi e Nino Jodice, mentre Daniele Doglio era docente di analisi dei mass media.
La seduta inaugurale del corso di giornalismo. Era il 3 ottobre del 1978. Da sinistra a destra: Nino Jodice, Gianni Bisiach, Enrico Cogno, Ruggero Orlando, Gianluigi Rondi, Margherita Bruno e Dante Alimenti.
Nel pubblico della prima lezione del corso di giornalismo del 1978 è presente (il primo a sinistra della seconda fila) un giovanissimo Giancarlo Loquenzi, oggi conduttore radiofonico di successo.
L’attività del corso proseguì sino al 1988, quando poi si decise di ampliare l’area della comunicazione informativa a esperienze non solo prettamente giornalistiche ma anche appartenenti ad altri settori della comunicazione.
Nando Martellini durante la valutazione delle prove radiofoniche degli allievi.
In quest’arco di tempo portarono la loro esperienza, come docenti o con testimonianze specialistiche, anche Emilio Albertario, Nello Ajello, Fiamma Arditi, Piero Badaloni, Alberto Baldazzi, Claudio Barbieri, Giuseppe Bonzio, Franco Brancatella, Franco Bucarelli, Giorgio Casti, Sergio Chizzola, Piero Di Pasquale, Irving Fang, Sergio Frau, Giuliano Gallo, Maurizio Grande, Alessandro Grimaldi, Giuseppe Fiori, Emanuela Goggiamani, Roberto D’Agostino, Ugo D’Ascia, Maurizio De Luca, Teresa De Santis, Paolo Donati, Fabio Isman, Eugenio Malgeri, Carlo Mazzarella, Giancarlo Mazzini, Gianni Minà, Italo Moretti, Renzo Nissim, Pasquale Nonno, Paolo Ojetti, Mario Pastore, Cesare Pucci, Sandro Rossi, Michele Saba, Pasquale Santoli, Tonino Scaroni, Martino Seniga, Pierluigi Tabasso, Bruno Tedeschi, Sergio Villani e Ugo Zatterin.
La sera seguente, il 4 ottobre 1978, venne inaugurato anche il primo corso di Relazioni Pubbliche: nella fotografia, da sinistra a destra Beatrice de Rossi del Lion Nero, Enrico Cogno, Domenico Pascarella (all'epoca Delegato Regionale della Federazione Italiana Relazioni Pubbliche), Guido de Rossi del Lion Nero e Sergio Rubini.
Il corso era organizzato in collaborazione con la FERPI in base al programma di studio del C.E.R.P., il centro europeo delle relazioni pubbliche. Era diretto a laureati e diplomati interessati ad occuparsi delle attività di relazione con il pubblico e con gli influenti. Si svolgeva due volte la settimana, dalle 19:00 alle 21:00.
Si aggiunsero poi come docenti e testimoni l’allora presidente della Ferpi, Guglielmo Trillo (nella foto, al centro), Alberto Aldrovandi, Enzo Ajello, Raffaele Antonucci, Emanuele Bevilacqua, Ettore Carettoni, Italo Capizzi, Guglielmo Carretti, Vittorio Crainz, Luca Danese, Gilberto Novella, Pierluigi Sacconi, Francesco Saponaro, Francesco Trapani, Roberto Vacca e Adriano Zanacchi.
Il corso impiegò qualche tempo ad affermarsi, rispetto al grande successo del corso di giornalismo, ma poi divenne un punto di riferimento nelle attività delle Public Relations in Italia.
Il 23 ottobre 1978 iniziarono le lezioni di un terzo corso di quell’iniziale periodo della scuola, dedicato questo alla Psicologia della Comunicazione. Si trattava di sedute per il miglioramento del linguaggio scritto, parlato e audiovisivo nella comunicazione individuale, di gruppo e di massa. Si svolgeva due sere la settimana.
Negli anni successivi presero il via una serie di corsi, raggruppati in tre aree didattiche:
Gli insegnamenti del settore del Graphic design risentirono fortemente dell’avvento, graduale ma in ogni caso molto veloce, della rivoluzione informatica. Con i programmi grafici predisposti dalla Apple ben presto scomparvero totalmente tecniche e strumenti tradizionali: le pellicole trasferibili per il lettering vennero sostituite da miriadi di nuove font, frutto anche della passione per gli studi calligrafici di Steve Job. Le “mazzette cromatiche” dei colori Pantone, le prime versioni di Illustrator, Photoshop e altri programmi grafici mandarono in pensione gli art work che per anni erano stati realizzati a mano, con tempi lunghi e molta fatica. Di conseguenza i corsi, inizialmente triennali, vennero ridotti a biennali. Il corpo docenti ha visto impegnati, dall’inizio dei corsi, i migliori graphic designer italiani, tra i quali Rodrigo Ampuero, Lorenzo Casella, Gabriele Peja, Bonifacio Pontonio, Gianni Squadrilli, Paola Staffa, Indro Uttinacci.
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